“Fanno 10 euro, anzi, 8 euro e 2 SCEC”
In varie parti d’Italia è in uso una forma di pagamento alternativo: un
riduttore di prezzo che si accompagna agli euro e difende l’economia
del territorio da quella globale della grande distribuzione.
Anziani, bambini, giovani coppie e single. Tutti ma proprio tutti
affollano il box numero 9 del mercato di San Lorenzo a Roma. Hanno in
mano dei soldi e vogliono spendere. Non sono euro né dollari o tantomeno
sterline. Sono gli
SCEC (acronimo di Solidarietà ChE Cammina). Una banconota alternativa, un buono sconto. O una
cartonota come preferiscono chiamarla quelli dell’
associazione
Arcipelago SCEC che, dal 2008, riunisce sotto
un'unica regia analoghe forme di transazione commerciale esistenti in
italia già da prima, come gli Ecoroma, appunto a Roma.
Luca, un ragazzino di 14 anni, è stato mandato dalla madre a fare
la spesa. Un chilo di peperoni, due di spinaci e una confezione di
fragole. In tutto 10 euro. Il bambino però mostra gli SCEC. E il
titolare del negozio si corregge: “
Scusami allora sono 8 euro e 2 SCEC. Noi – spiega il negoziante -
accettiamo il 20% del totale in SCEC”. Ma c’è chi si fa pagare anche per il 15% o 10%, sempre da accompagnare all’euro.
Guai, comunque, a chiamarla moneta, banconota o denaro: “
È un riduttore di prezzo che vale in tutti quegli esercizi che la riconoscono - spiega
Pierluigi Paoletti, presidente di Arcipelago SCEC -
Va sempre accompagnato all’euro. Il negoziante che lo accetta batte lo scontrino solo sul prezzo in euro”. Un progetto senza fini di lucro come tengono a precisare dall’associazione: “
Lo SCEC – sottolinea Paoletti -
acquisisce valore quanto più elevato è il numero di persone che si associano”.
In questo modo il fruttivendolo che ha incassato la cartonota
acquisterà la merce da quei fornitori che riconoscono lo SCEC. Oppure
andrà in una pizzeria della capitale dove la cartonota è accettata.
“
Questo – precisa Paoletti -
anche per trattenere le risorse sul territorio a discapito della grande distribuzione che porta all’estero soldi incassati”. A
Roma, come nel resto d’Italia, questo progetto sembra riscontrare un
certo gradimento. Vuoi la crisi o l’antipatia per l’euro, le adesioni
della cartonota sono in ascesa. Nella capitale si contano
1323 soci di cui 238 ordinari. Questi ultimi rappresentano gli esercizi che si fanno pagare anche con lo SCEC. E si va dal
fruttivendolo al
medico, dal
calzolaio al
ristoratore. “
Vogliamo creare – conclude Paoletti -
un’economia solidale”. Tuttavia non tutti credono a questa idea.
Roberto Pasca ordinario di economia politica all’
Università La Sapienza si mostra perplesso e specifica che “
il denaro non è né di destra e né di sinistra. Non penso che un
progetto del genere possa funzionare su larga scala credo che abbia dei
forti limiti tecnici".
Intanto, Luca, il ragazzino che ha comprato frutta e verdura al box numero 9 è felice: “
Mi piacciono gli SCEC e poi ho due euro in più in tasca”.
wired.it
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