venerdì 27 luglio 2012

LO SCEC NON E' UTOPIA! è già qui.

“Fanno 10 euro, anzi, 8 euro e 2 SCEC”

In varie parti d’Italia è in uso una forma di pagamento alternativo: un riduttore di prezzo che si accompagna agli euro e difende l’economia del territorio da quella globale della grande distribuzione.

 Anziani, bambini, giovani coppie e single. Tutti ma proprio tutti affollano il box numero 9 del mercato di San Lorenzo a Roma. Hanno in mano dei soldi e vogliono spendere. Non sono euro né dollari o tantomeno sterline. Sono gli SCEC (acronimo di Solidarietà ChE Cammina). Una banconota alternativa, un buono sconto. O una cartonota come preferiscono chiamarla quelli dell’ associazione Arcipelago SCEC che, dal 2008, riunisce sotto un'unica regia analoghe forme di transazione commerciale esistenti in italia già da prima, come gli Ecoroma, appunto a Roma.

Luca, un ragazzino di 14 anni, è stato mandato dalla madre a fare la spesa. Un chilo di peperoni, due di spinaci e una confezione di fragole. In tutto 10 euro. Il bambino però mostra gli SCEC. E il titolare del negozio si corregge: “ Scusami allora sono 8 euro e 2 SCEC. Noi – spiega il negoziante - accettiamo il 20% del totale in SCEC”. Ma c’è chi si fa pagare anche per il 15% o 10%, sempre da accompagnare all’euro.

Guai, comunque, a chiamarla moneta, banconota o denaro: “ È un riduttore di prezzo che vale in tutti quegli esercizi che la riconoscono - spiega Pierluigi Paoletti, presidente di Arcipelago SCEC - Va sempre accompagnato all’euro. Il negoziante che lo accetta batte lo scontrino solo sul prezzo in euro”. Un progetto senza fini di lucro come tengono a precisare dall’associazione: “ Lo SCEC – sottolinea Paoletti - acquisisce valore quanto più elevato è il numero di persone che si associano”. In questo modo il fruttivendolo che ha incassato la cartonota acquisterà la merce da quei fornitori che riconoscono lo SCEC. Oppure andrà in una pizzeria della capitale dove la cartonota è accettata.

Questo – precisa Paoletti - anche per trattenere le risorse sul territorio a discapito della grande distribuzione che porta all’estero soldi incassati”. A Roma, come nel resto d’Italia, questo progetto sembra riscontrare un certo gradimento. Vuoi la crisi o l’antipatia per l’euro, le adesioni della cartonota sono in ascesa. Nella capitale si contano 1323 soci di cui 238 ordinari. Questi ultimi rappresentano gli esercizi che si fanno pagare anche con lo SCEC. E si va dal fruttivendolo al medico, dal calzolaio al ristoratore. “ Vogliamo creare – conclude Paoletti - un’economia solidale”. Tuttavia non tutti credono a questa idea. Roberto Pasca ordinario di economia politica all’ Università La Sapienza si mostra perplesso e specifica che “ il denaro non è né di destra e né di sinistra. Non penso che un progetto del genere possa funzionare su larga scala credo che abbia dei forti limiti tecnici".

Intanto, Luca, il ragazzino che ha comprato frutta e verdura al box numero 9 è felice: “ Mi piacciono gli SCEC e poi ho due euro in più in tasca”.

wired.it

Nessun commento:

Posta un commento